di Umberto Zollo
Nei giorni scorsi, presso la Città della Salute e della Scienza di Torino, ospedale Molinette, è stato eseguito un trapianto di fegato eccezionale, che ha permesso di salvare una ragazza di 21 anni grazie a una tecnica innovativa e mai utilizzata prima. Il nuovo fegato è stato collegato al corpo in un modo completamente diverso dal solito, in quanto i tre “canali” principali (vena porta, arteria epatica e via biliare), normalmente utilizzati per il trapianto, non erano più praticabili.
La giovane paziente, grande fan di Jovanotti (attualmente in concerto a Torino), era nata con una grave malformazione chiamata atresia delle vie biliari. A meno di sei mesi, aveva già subito un primo trapianto di fegato presso lo stesso ospedale, nel Centro Trapianti di fegato, sotto la direzione del professor Mauro Salizzoni. Dopo un buon inizio, si era verificata una complicazione: un blocco della vena porta. Nonostante un tentativo di risoluzione chirurgica all’età di un anno, la paziente ha continuato a crescere grazie al buon funzionamento del trapianto.

Tuttavia, durante l’adolescenza, la ragazza ha cominciato a sviluppare infezioni biliari ricorrenti, che hanno portato alla cirrosi del fegato trapiantato. Per le gravi complicazioni legate alla vena porta e alle vie biliari, la giovane è stata inserita in lista d’attesa per un secondo trapianto, nell’ambito del programma nazionale pediatrico gestito dal Centro Nazionale Trapianti (CNT) di Roma.
Negli ultimi mesi, le sue condizioni sono peggiorate rapidamente, con ittero e una grave debilità generale. Gli epatologi della Terapia Intensiva Epatologica, guidati dalla dottoressa Silvia Martini, hanno quindi segnalato l’urgenza della situazione. Fortunatamente, il CNT ha trovato un fegato compatibile, donato da un ragazzo deceduto per trauma in un’altra regione. La segnalazione è stata immediatamente inviata al Centro Regionale Trapianti del Piemonte-Valle d’Aosta, che l’ha poi inoltrata al professor Renato Romagnoli, direttore del Dipartimento Trapianti della Città della Salute e della Scienza di Torino.
Il dottor Davide Cussa, dell’équipe di Romagnoli, ha eseguito il prelievo del fegato, mentre le équipe di chirurghi e anestesisti si preparavano per un’operazione complessa. Una volta rimosso il fegato malato, i medici hanno dovuto affrontare la sfida di collegare il nuovo organo. Per far arrivare sangue al fegato, l’arteria del nuovo organo è stata collegata direttamente all’aorta addominale della paziente, e per sostituire la funzione della vena porta è stata utilizzata una tecnica innovativa chiamata “trasposizione cavo-portale”. La vena cava inferiore è stata tagliata e unita alla vena porta del fegato donato, sfruttando le vie alternative che si erano formate nel corpo della ragazza.
Il nuovo fegato ha cominciato a funzionare immediatamente dopo il collegamento dei vasi sanguigni. L’intervento è stato completato con il collegamento della via biliare del fegato all’intestino della paziente. L’operazione, durata circa 14 ore, è stata condotta dal professor Renato Romagnoli e dal suo team, con la collaborazione degli anestesisti e cardiochirurghi.
In una fase critica dell’intervento, è stato necessario usare una macchina extra-corporea per sostituire temporaneamente la circolazione del sangue. Dopo cinque giorni in terapia intensiva, la ragazza si trova ora in fase di recupero presso l’Area Semintensiva Chirurgica. Il Commissario della Città della Salute e della Scienza di Torino, Thomas Schael, ha dichiarato che questo caso ha dimostrato la capacità dell’ospedale di affrontare situazioni di complessità clinica e tecnica estrema grazie alla collaborazione tra specialisti di alto livello. Anche l’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi, ha sottolineato come la Regione si confermi all’avanguardia nelle modalità di cura innovative, enfatizzando l’importanza della donazione degli organi.
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