Negli ultimi trent’anni si è registrato un drammatico aumento dei casi di bambini con Disturbi dello Spettro Autistico (ASD). Un nuovo rapporto dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha evidenziato che negli Stati Uniti oggi un bambino su 31 di otto anni riceve una diagnosi di autismo, rispetto a uno su 36 nel 2020 e uno su 150 nel 2000. Gli esperti spiegano che questo incremento è dovuto principalmente a una maggiore consapevolezza della condizione, a sistemi di screening più efficaci e a una migliore capacità diagnostica.

A suscitare forti polemiche è stato però il commento del Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., che ha liquidato l’interpretazione dei CDC come una “bufala”, sostenendo invece che l’aumento dei casi sarebbe causato da una o più tossine ambientali. Kennedy ha annunciato il lancio di un nuovo studio, diretto da Jayanta “Jay” Bhattacharya del National Institutes of Health (NIH), che dovrebbe individuare i principali responsabili tra additivi alimentari, pesticidi ed ecografie. I primi risultati sono attesi per settembre di quest’anno.

Le dichiarazioni di Kennedy, noto per il suo passato attivismo contro i vaccini, sono state accolte con forte critica da numerose organizzazioni, tra cui l’Autistic Self Advocacy Network (ASAN) e l’Autism Society, che hanno sottolineato come l’autismo non sia una malattia da prevenire o curare, ma una condizione neurologica permanente. “Nasciamo autistici e lo siamo per tutta la vita”, ha ribadito ASAN, aggiungendo che tentare di “prevenire” l’autismo rappresenta uno spreco di risorse che finisce per danneggiare la comunità autistica.

Il Disturbo dello Spettro Autistico è infatti un’alterazione del neurosviluppo che si manifesta nei primi anni di vita, influenzando le capacità di socializzazione, comunicazione e comportamento. Il termine “spettro” riflette l’ampia varietà dei sintomi e delle caratteristiche che possono presentarsi. Alcune persone nello spettro hanno disabilità cognitive, altre presentano abilità intellettive nella norma o superiori alla media. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa un bambino su 100 nel mondo vive con una diagnosi di autismo; in Italia, i dati parlano di un bambino su 77 nella fascia d’età 7-9 anni, con una prevalenza quattro volte maggiore nei maschi rispetto alle femmine.

Le cause precise dell’autismo non sono ancora completamente note. La ricerca scientifica suggerisce che l’insorgenza del disturbo sia dovuta a una complessa interazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Tra i principali fattori di rischio identificati ci sono il parto prematuro, l’esposizione prenatale a sostanze tossiche o a farmaci, l’inquinamento atmosferico, alcune infezioni materne durante la gravidanza e l’età avanzata dei genitori, soprattutto del padre, al momento del concepimento. Tuttavia, la comunità scientifica è unanime nell’escludere qualsiasi legame tra vaccini e autismo, smentendo teorie che, sebbene più volte confutate, continuano a circolare.

Oggi il crescente numero di diagnosi riflette, più che un’epidemia, un miglioramento delle conoscenze, dell’accesso ai servizi sanitari e dei criteri diagnostici. Considerare l’autismo una “malattia prevenibile” rischia di distorcere il dibattito pubblico e di ostacolare il percorso di inclusione e accettazione delle persone autistiche nella società.

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